28 Novembre 2015 – 6 Marzo 2016 Triennale di Milano Comunità Italia Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila
A cura di Alberto Ferlenga e Marco Biraghi.
La mostra racconta la vicenda dell’architettura italiana del secondo Novecento nel suo complesso, una vicenda la cui prossimità temporale, insieme ad altri fattori, aveva sinora impedito una trattazione più ampia e generale.
Il corpo principale dell’esposizione è composto da circa 120 opere, comprendenti modelli e disegni originali, e album che ne illustrano nel dettaglio gli aspetti progettuali. Da Ludovico Quaroni a Ignazio Gardella, da Aldo Rossi a Renzo Piano (per ricordarne solo qualcuno), sono presenti i lavori dei massimi protagonisti della storia dell’architettura italiana dal dopoguerra al Duemila; ma accanto a loro non mancano neppure i progetti e le opere di figure meno celebrate ma altrettanto importanti come Guglielmo Mozzoni, Paolo Soleri e Arturo Mezzedimi.
Oltre a mettere in evidenza una varietà linguistica che non ha pressoché paragoni in altri paesi, la mostra tratta dei profondi legami che l’architettura italiana ha intrattenuto con questioni, aspetti territoriali e discipline ulteriori, testimonianza di una vicenda ricca, articolata e unica che in alcuni momenti ha fortemente influenzato la cultura architettonica di altre parti del mondo.
Introdotta da un’installazione video elaborata graficamente da Giuseppe Ragazzini, che mette in scena i principali avvenimenti verificatisi in Italia nel corso del periodo abbracciato, la mostra si apre con l’opera scultorea di Pietro Consagra, La città orizzontale.
La prima sezione si articola in stanze dedicate a temi specifici. L’allestimento di ciascuna di tali stanze è stata affidata a una curatrice diversa: l’evoluzione del cantiere a Carmen Andriani, il design a Silvana Annicchiarico, gli archivi a Chiara Baglione, le scuole di architettura a Fernanda De Maio, le istituzioni culturali a Paola Nicolin, l’editoria di settore a Raffaella Poletti. Ogni stanza declina in varie forme il tema trattato, mettendolo in stretta connessione con la situazione italiana.
Da qui prende il via la sezione espositiva vera e propria, introdotta da una galleria dedicata al disegno in cui sono presenti alcune tra le opere grafiche e pittoriche più rappresentative del tempo, come le “città analoghe” di Aldo Rossi e di Arduino Cantafora.