PARMA 1968
Con il teatro di Parma mi sono posto decisamente il problema del monumento. Ho sempre pensato all’architettura come monumento; alla sua Indifferenza per le funzioni secondarie.
Solo quando essa si realizza come monumento costituisce un luogo; percorrete un teatro antico, state in ore diverse nel Teatro Romano d’Orange o girate per un teatro del ’700 vuoto, voi non pensate che secondariamente allo spettacolo. Il teatro può fornire l’occasione per uno spettacolo ma possiede una sua realtà architettonica.
Quando l’incontro tra un regista, o un uomo di teatro, e un architetto è felice questa occasione è felice. Ma le grandi epoche del teatro non avevano bisogno di questo incontro; il teatro era là per sempre come un monumento, il teatro greco era un fatto urbano; esso conteneva una città. … Ho misurato questa idea del teatro con Parma; dapprima i teatri intorno a Parma, il teatro di Sabbioneta, Il teatrino scientifico di Mantova. … Anche a Parma ho usato lo stesso metodo; ho progettato cilindri e colonne, linea e punto, e ho elevato un condotto triangolare sulla città e diversi porticati. Ho inteso cosi di fare un’architettura urbana, di dare un carattere pubblico al teatro. Qui mi trovavo veramente all’interno dì una piazza italiana e di un monumento eccezionale; il Palazzo della Pilotta. La Pilotta racchiude forse il più bel Teatro italiano: ma esso è tutto dentro l’edificio e questo resta immutato e immutabile con i suoi cortili e le sue facciate regolari e le parti non finite.